Braccia spalancate, occhi chiusi e viso rivolto verso il cielo. Una ventata di aria calda ci avvolge e in un attimo la nostra mente vola tra i ricordi dell’esperienza più intensa della nostra vita: il Marocco. Durante questo articolo probabilmente spesso troverete la parola viaggio ma è bene che sappiate che non si tratta dell’espressione corretta. Il Marocco ha cambiato la nostra concezione di “viaggiare”. Qui, per la prima volta, abbiamo vissuto una terra per quello che è. L’abbiamo odiata e maledetta per i suoi fastidiosi difetti e l’abbiamo amata e adorata per le sue uniche qualità. Questa parte di Africa ci ha segnato nel profondo e, al nostro ritorno in Italia, eravamo davvero persone diverse. Cambiate sicuramente in meglio.
Marrakech
La prima stretta di mano col Marocco è arrivata a Marrakech e non è stata molto positiva. Marrakech, per un turista, non è una città facile da affrontare. Il primo luogo che abbiamo visitato è stato, ovviamente, la famosissima piazza Jamaa el Fna. Qui siamo stati letteralmente assaliti (nel vero senso della parola) da incantatori di serpenti e commercianti di ogni tipo che con qualunque mezzo tentavano di convincerci ad acquistare qualcosa. Gente qualunque che si improvvisava guida turistica pur di accompagnarci a visitare le concerie e, di conseguenza, riuscire a racimolare qualche soldo. Senza rispetto, senza preoccuparsi di essere invadenti, senza cortesia. Ci sentivamo confusi, spaesati, intimoriti. D’un tratto un signore anziano, intento ad accarezzare il suo asino, ci ha osservato, ha sorriso e ci ha detto in italiano: “questa è l’Africa ragazzi, Mamma Africa!”.
Quella frase, urlata nella nostra lingua, quel sorriso genuino e sincero e quel gesto di comprensione sono stati come una scossa per noi. Eravamo noi a non capire, ad essere troppo rigidi, troppo turisti. Avevamo solo paura. Quelle che prima ci sembravano maleducazione e invadenza diventavano pian piano simpatia e calorosità. Era cambiato il nostro modo di osservare, non avevamo più pregiudizi. Marrakech eravamo noi, il Marocco eravamo noi. Mamma Africa era, finalmente, anche nostra madre.
La Medina di Marrakech
Forti di queste nuove sensazioni abbiamo subito deciso di catapultarci in quello che è il cuore della città, la Medina. Storia, cultura, tradizione, artigianato tutti raccolti nelle millenarie mura della città vecchia. Qui ovviamente non esiste un percorso prestabilito da seguire, anche perché, fidatevi, pur avendolo vi perdereste comunque. ??
La Medina è un mondo a sé. Ogni angolo è occupato dai Sūq, caratteristici mercati e spettacolari vetrine di colori. Sarà come essere travolti da un fiume in piena che vi trascinerà via senza una direzione ben precisa, storditi dal vociare insistente dei mercanti e dagli inebrianti odori delle spezie.
Una sensazione unica.
Jardin Majorelle – Un’oasi di pace
La visita della Medina sicuramente vi stancherà e sentirete il bisogno di rilassarvi. È successo anche a noi e abbiamo trovato rifugio nei famosissimi Jardin Majorelle donati alla città da Yves Saint-Laurent. Si tratta di una vera e propria oasi di pace, un piccolo microcosmo di verde tranquillità all’interno della caotica ed irrequieta Marrakech.
La visita ai giardini costa 70 dirhan, poco meno di 7 euro. Ne vale assolutamente la pena.
La Medersa di Ali ben Youssef
“O tu che entri nella mia porta, possano le tue speranze più elevate essere realizzate”.
Questo è il messaggio di benvenuto che la Medersa dà ai suoi visitatori attraverso l’iscrizione collocata sull’ingresso. Questo edificio oltre ad essere una secolare scuola coranica, tra le più antiche di tutto il Nordafrica, è un luogo di grande spiritualità. La prima sensazione che abbiamo provato una volta varcata la sua porta è stato un forte senso di rispetto per la storia ed il valore culturale di questo edificio. Qui si respira la conoscenza.
Sicuramente, in un secondo momento, la cosa che colpisce di più sono le mura ornate con mosaici colorati. Chi, come noi, ha una passione smisurata per la fotografia non può che andare su di giri. ? Abbiamo passato più di un’ora, seduti per terra, ad osservare l’andirivieni della gente nella Medersa. Sembrava di osservare un quadro animato.
Anche qui il prezzo è di 50 dirhan, circa 5 euro.
Come muoversi a Marrakech
Inutile ribadirvi che per visitare la Medina non esiste altro mezzo che non siano le proprie gambe. Al contrario, per quanto riguarda il resto della città, il taxi è, a nostro parere, il mezzo più semplice ed economico per spostarsi.
Il consiglio che vi diamo e che vi invitiamo a seguire è quello di accertarvi, al momento della partenza, che venga avviato il tassametro. Questo è importante per evitare di imbattervi in spiacevoli sorprese alla fine della corsa. Altra possibilità è quella di contrattare prima di salire in auto il prezzo per il tragitto che volete fare.
In Marocco la contrattazione è un’arte ed è un segnale per far capire che non siete degli sprovveduti.
Salutiamo Marrakech con queste parole scritte da noi subito dopo essere partiti per il deserto:
“Marrakech è uno schiaffo in pieno viso, una scossa elettrica, un tè alla menta cordialmente offerto, un sorriso disinteressato, un disordinato sciame di api.
Marrakech è un fiume che ti trascina via senza che tu possa renderti conto esattamente di dove stia andando.
Marrakech è lavoro, è colore, è l’arte della contrattazione.
E’ invadenza.
E’ il sapersi reinventare, è il rullo martellante di un tamburo, è lezione di vita.
Marrakech è un ammaliatore di serpenti, è il canto del muezzin, è una donna velata.
E’ lo scalpitìo degli zoccoli degli asini, è un gatto in cerca di cibo ed un uomo in cerca di denaro.
Marrakech è un confetto rosa ricoperto di sale”
On the road verso il deserto
Salutata Marrakech, è iniziato il cammino verso il deserto con Hassan, la nostra guida privata. Hassan ci ha accompagnato per tutto il tragitto e con lui è nato un bel rapporto di amicizia. 🙂
Eravamo sicuramente carichi di grandi aspettative ma di certo non sapevamo che di lì a poco avremmo provato le emozioni (in viaggio) più intense della nostra vita.
Abbiamo conosciuto il Marocco, quello più profondo, più genuino, più vero.
Abbiamo visitato i villaggi berberi, cucinato e pranzato con la gente del posto senza nemmeno l’ombra di un turista, abbiamo cantato e ballato con loro, insomma ce la siamo vissuta.
Il paesaggio, poi, beh… ci ha davvero tolto il fiato. Dobbiamo ammettere che, pur avendo studiato con accuratezza il Marocco prima della partenza, non ci aspettavamo di trovare panorami simili.
Kasbah di Ait Ben Haddou
Patrimonio dell’umanità UNESCO, la Kasbah di Ait Ben Haddou è una vecchia città fortificata oggi abbandonata e diventata meta preferita dei turisti di tutto il mondo. Nel tempo è stata teatro di numerose pellicole cinematografiche tra cui Il Gladiatore, tanto per citarne una.
A farci da Cicerone tra le mura della Kasbah una guida improvvisata. Un bambino di una dolcezza infinita con due occhi che ci hanno rubato il cuore.
Un luogo magico da visitare assolutamente.
Gole des Dades e Gole del Todra
Sono due canyon l’uno a poca distanza dall’altro e sono tra i posti più scenografici e spettacolari di tutto il Marocco. L’azzurro del cielo che cala a strapiombo tra le tonalità di marrone della terra. Un abbraccio cromatico spettacolare.
Abbiamo passato la notte in un hotel incastonato su una di queste montagne. Inutile tentare di descrivervi l’emozione del risveglio…
Colazione ad alta quota.
Deserto del Sahara
Ciò che più colpisce durante un on the road in Marocco è notare come il paesaggio muti via via che ci si avvicina al deserto. Pian piano quelle giganti montagne marroni cominciano ad abbassarsi sempre più fino a scomparire ed a fondersi con la sabbia del Sahara.
Lungo questa strada che porta al deserto ci è capitato di incontrare più volte nomadi berberi che ci inviavano segnali incomprensibili. Incomprensibili fino a che la nostra guida non ha fermato l’auto, è scesa e ha donato loro una bottiglia d’acqua. Ecco, questo è stato uno dei momenti più drammatici e allo stesso più emozionanti di tutto il nostro viaggio.
Quella gente era lì, nel bel mezzo di un’autostrada, a sperare che qualche macchina si accorgesse di loro e si fermasse a lasciare un po’ d’acqua.
“Di cosa ci lamentiamo noi?”
Una volta raggiunto il deserto, il primo elemento naturale a darvi il benvenuto sarà il vento che, con una sferzata d’aria bollente, vi accarezzerà il volto.
Il consiglio è di munirvi di crema solare per viso e labbra e, soprattutto, di indossare il famoso turbante marocchino, utile per riparare i vostri occhi dalla sabbia e per farvi sentire dei veri beduini.
Che c’è di meglio di una bella passeggiata sul cammello in pieno stile marocchino?
La parte di deserto che abbiamo conosciuto noi è quella di Erg Chebbi una delle due ergs (dune) del Sahara. Questa zona rispecchia esattamente quello che è il deserto nell’immaginario collettivo: distesa infinita di sabbia dorata e finissima.
Ci teniamo a specificarlo perché, a dispetto di quello che si può pensare, non tutte le aree del Sahara sono come quelle che vedete in foto.
Questa zona del Sahara, a non molti km da Erfoud e Rissani, è tra le migliori che si possono incontrare.
La notte nel deserto
Cala il sole ed il deserto scompare. Improvvisamente tutto ciò che ci circondava non c’era più. C’era soltanto un cielo più luminoso che mai e le stelle più belle che avessimo mai visto. Abbiamo passato la notte nel bivacco del nostro amico Hassan, abbiamo cenato, ballato e festeggiato. Per poi fermarci a goderci l’immensità di quegli attimi.
Questa volta è davvero impossibile descrivervi quello che abbiamo provato.
Come fare a spiegare che sì, il cielo è sempre lo stesso da qualunque posto lo si osservi, ma lì aveva qualcosa di magico, qualcosa di speciale.
Eravamo lì, nel bel mezzo del nulla, al buio totale e nel silenzio più assoluto, a cercare di dare forma a quelle stelle, vedendo in loro quello che il nostro cuore voleva vedere. E’ stata una notte quasi mistica, un contatto tra noi e l’eternità.
Qui i contatti per prenotare una notte nel bivacco: www.merzougadunesluxurycamps.com
FEZ
Fez è la più antica tra le quattro città imperiali del Marocco. E’ una città molto più integralista e legata alle proprie tradizioni rispetto a Marrakech e per questo, per noi, molto più affascinante.
La Medina di Fez
Questa zona della città è di gran lunga l’attrazione principale per qualunque tipo di visitatore. Dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, la Medina di Fez è uno scrigno di diverse culture e storie, facilmente identificabili nei suoi edifici, costruiti rispettivamente in stile marocchino, arabo ed ispanico.
Qui è presente anche la più antica università del mondo.
Tappa obbligatoria è sicuramente la famosa porta Bab Boujloud più conosciuta come la porta blu.
Un maestoso ingresso monumentale che segna l’inizio della Medina e la fine della città nuova. E’ stato per noi, oltre che uno spettacolo da ammirare, anche un utilissimo punto di riferimento per districarci all’interno dell’ingarbugliato labirinto della città vecchia.
La Conceria
Per chi non lo sapesse, le concerie sono luoghi in cui viene lavorata e colorata la pelle prima di essere destinata al commercio. Prima dell’ingresso guidato in una di queste concerie vi verrà offerto un ramoscello di menta fresca che dovrete custodire come una reliquia! ?
Sarà la vostra ancora di salvezza quando l’odore delle carcasse diventerà talmente forte da farvi quasi svenire.
Noi abbiamo resistito a fatica a quell’odore nauseabondo ma, una volta arrivati sul terrazzo della conceria, la vista è stata meravigliosa. Quell’arcobaleno di colori è valso tutto lo sforzo fatto.
Va sottolineato che la colorazione delle pelli viene fatta esclusivamente con materiali naturali e con lavoro manuale. Sono un grande esempio di come una tradizione ultra secolare riesca a rimanere integra nonostante il trascorrere del tempo.
Cosa ci ha insegnato il Marocco
Il Marocco ci ha insegnato cos’è la genuinità e quale valore abbia ciò che prima ci risultava scontato.
Abbiamo imparato ad apprezzare il lavoro, inteso non come fonte di guadagno ma come mezzo per esprimersi.
Sappiamo oggi cos’è la povertà economica e cosa invece la ricchezza d’animo.
Abbiamo capito che l’acqua è un bene prezioso e non va sprecato.
Il Marocco ci ha insegnato che il pregiudizio è la rovina del mondo.
E abbiamo finalmente compreso cosa è quello strano sentimento di intensa nostalgia che avvolge, cattura e che prende il nome di “mal d’Africa”.
Vi salutiamo con il video, realizzato da noi, che racchiude tutta la nostra esperienza e le emozioni provate in Marocco.
Buona visione!☺
Racconto affascinante perché vibra delle emozioni da voi provate e qui egregiamente espresse
Magnifico testo che,come afferma la scrittrice brasiliana Christiana de Caldas Brito,”consente di lasciare i vecchi schemi e le vecchie abitudini per aprirci a nuove circostanze di vita”.
Noi il giro a jamaa al fna (anzi al ftna, come la chiama un’amica di mia figlia- al ftna significa “macello-tumulto) l’abbiamo fatto con una famiglia del posto e, per come ci vestiamo, nessuno si è accorto che non eravamo del posto, io e mia figlia siamo state ben accorte a non aprire bocca: )
Per il resto, che dire? Io sarei rimasta molto volentieri a viverci e pure mia figlia : )
Bellissimo post, si sente proprio che è scritto col cuore!
Promettiamo che la prossima volta che visiteremo la piazza lo faremo con un local, evitando così di essere intrappolati dai commercianti o presunti tali.
Sarà bellissimo immedesimarsi.
Grazie del consiglio!
Bellissime foto ed emozioni! A Marrakech la pressione è davvero tanta, alla fine il segreto è davvero lasciarsi un po’ andare (senza farsi raggirare troppo, ovviamente)
Grazie, davvero gentile.