Il valore delle radici – Chi lascia la Puglia non lo fa mai per davvero

“Nonno, è arrivato il grande giorno, il momento di partire. Vado al nord e sono venuto a salutarti”. Il vecchio contadino continuava ad incastrare le pietre una sopra l’altra senza curarsi di quelle parole. “Sapevo che non mi avresti degnato nemmeno di uno sguardo. Sono qui solo perché mamma ci teneva tanto che venissi a salutarti. Per fortuna vado via da questo posto senza futuro. Cosa posso imparare da queste inutili pietre? Cosa mai possono raccontare? Addio nonno!”
Il contadino fermò la sua mano, si voltò e guardò suo nipote Alberto dritto negli occhi. Nel suo sguardo solo delusione. Abbassò il capo e riprese a costruire. Amava quelle pietre bianche e gonfiava il petto d’orgoglio quando vedeva che la sua opera stava per giungere a conclusione. Quei trulli erano la sua casa, la sua vita.
Il ragazzo partì. Aveva solo diciotto anni, troppo pochi per capire quello che stava lasciando ma sufficienti per trovare il coraggio di farlo.

I due non si videro più. Il carattere ribelle e la testardaggine di Alberto lo spinsero a non mettere più piede nella sua terra.

Sono passati cinquant’anni e Alberto è un pittore di successo. La sua galleria d’arte è tra le più apprezzate di Milano.
– “Nonno, guarda che meraviglia! Era qui che abitavi tu?”
Alberto stringe la mano di suo nipote.
– “Sì, Stefano, qui abitavo io, ad Alberobello”.
– “Sembra uno di quei paesi delle fiabe! Su da noi non ne ho mai visto uno così. Pagherei per vivere qui, con questo sole e con quest’aria pulita”.
Alberto sorride ma un velo di malinconia gli oscura il volto, non avrebbe mai pensato che questa vacanza in Puglia sarebbe piaciuta così tanto a suo nipote. I genitori di Stefano stanno attraversando un momento di crisi e Alberto, da nonno amorevole, ha deciso di portare suo nipote lontano da quella situazione, in un posto tranquillo. Ma questa per Alberto è soprattutto l’occasione giusta per mettere da parte, una volta per tutte,  l’orgoglio e ritornare nella terra che lo ha visto crescere.
– “Ehi nonno, guarda lì! Quel trullo si chiama come te, Trullo Alberto Carrasso!”
Alberto si ferma, all’improvviso sente il suo cuore sciogliersi. Una lacrima gli solca il viso.
– “S-sì, q-qui (fatica a parlare) …qui a-abitava mio nonno. Questo trullo lo ha costruito lui”.
– “Tuo nonno era un artista allora, proprio come te”.
– “Sì, anche lui era un artista. Hai proprio ragione, Stefano. Questa costruzione è un’opera d’arte”.
– “Tu mi dici sempre che l’arte parla. Allora anche queste pietre parlano”.
Alberto d’un tratto raggela. In mente gli rimbombano quelle parole urlate con rabbia contro suo nonno cinquant’anni prima.
“Sì, queste pietre parlano. Raccontano la storia della mia famiglia e di questa terra”.
– “Ma perché hai lasciato tutto questo?”
Alberto abbraccia suo nipote. Le sue lacrime non ci sono più, ormai asciugate dal sole cocente.
– “Non l’ho mai lasciato, l’ho portato sempre dentro di me. Vedi Stefano, un albero può crescere, può raggiungere vette altissime ma sono le sue radici a permetterglielo. Se oggi sono quello che sono lo devo a questo posto ed a quello che mi ha insegnato. Questi ulivi sono stati la mia linfa, queste pietre la mia storia, la Puglia le mie radici”.